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Canti tradizionali: "Quel uselin del Busc - Una sera di Settembre" medlay.



LA CANAPA SATIVA
SPERANDO NEL SUO RITORNO

Introduzione a cura dell’autore

 

Il clima per la coltivazione di canapa in Valtellina ed in Valgerola è favorevole, ed era di libera seminagione fino ai primi anni ’40. L’ultimo coltivatore in Val Gerola a memoria, fu Lino Balbi di Sacco Inferiore, che seminava ’l canef nella costiera dei Riif (località sopra al Bitto) un coltivat medesimo di quella che ora è proibita.

È vero che la canapa coltivata nei paesi tropicali, ha miglior resa per uso stupefacente, ma la fibra è la medesima. Dalla canapa non viene scartato nulla, dalla radice al fiore, passando dalle fibre al canapule e ai semi. Per la produzione di filati la canapa è paragonabile al lino perché le due piante sono similari e parallele. La canapa ha le fibre più lunghe del lino e, erroneamente la gente pensa che i tessuti della nonna, come camicie o lenzuola siano di lino invece sono di solito di canapa o misto canapa. La differenza fra i due di una tela Tessuta, è difficile poterla conoscere ad occhio nudo. La si può scoprire solo al microscopio, oppure da un vero specialista torcendo i fili. Quelli del lino girano in senso orario, quelli della canapa in senso antiorario.

Naturalmente per avere queste caratteristiche similari la canapa doveva essere lasciata a bagni di cenere. Un’altra particolarità della canapa è l’utilizzo per la produzione di carta, purtroppo ciò non è più possibile da quando è entrato in vigore il divieto di piantagione. Produrre carta con le piante sarebbe comodo i contadini sfruttando molte estensioni di terreni della montagna in abbandono per di più conveniente ed ecologica che con il legname. Trasformare la canapa come si faceva cento anni fa è impensabile. Usando però le tecniche attuali produrre carta o stoffa non vi sarebbe alcun problema. Dalla canapa si possono produrre circa 14.000 prodotti. Tutto è avvenuto negli anni mentre si scoprivano nuove tecniche e nuovi macchinari che avrebbero facilitato la lavorazione della pianta.

Negli anni 1937/38 è entrato in vigore il divieto da parte del governo americano per la coltivazione della canapa. Lo stesso governo ha poi tentato di estenderlo a livello mondiale. Guarda caso questo divieto avveniva quando sono stati brevettati i macchinari per la lavorazione delle fibre sintetiche da parte della DUPONT americana, creando così grossi interessi politici ed economici, ancora oggi colosso mondiale del cotone. Dal punto di vista agricolo la canapa presenta altri grandi vantaggi. Non da ultimo sotto il profilo ecologico è un’ottima pianta per la rotazione di colture. Resiste ai parassiti, non ha bisogno di concimi e poco anche del bio.

Di regola con uno o due anni di coltivazione, sul terreno spariscono le erbe, permettendo arature di altre coltivazioni. Sotto il profilo ecologico, se si usa una fibra vegetale al posto di una fibra petrolchimica se ne trae vantaggio nell’ambiente. Legare il CO2 alla fotosintesi nell’atmosfera crea sull’effetto serra un influsso positivo, quando si decompone, la pianta libera CO2, quando cresce invece lo sintetizza. La canapa consuma anidride carbonica, tre volte più di ogni altra pianta e questo è un effetto benefico per la terra. In Svizzera la produzione di canapa è permessa, naturalmente chi la coltiva deve avere un permesso di idoneità rilasciato dagli uffici governativi competenti. Inoltre il contadino deve avere una ditta che ne ritiri il prodotto per scopi, industriali, tessili, farmaceutici o artigianali.

Se oggi in Italia si volesse produrre la canapa non è per tornare all’uso come lo si faceva storicamente, ma con prospettive di sviluppo della fibra in vari campi tecnologici ed ecologici. Un tempo si aveva molto meno paura della natura di oggi. Lo sapete che i dipinti del rinascimento sono dipinti su tela di canapa? Oggi è possibile utilizzare la canapa nelle costruzioni, per produrre mattoni (agglomerato di canapa e calce), leggerissimi, termoisolanti superiori ai limiti di norma con grande capacità di assorbire l’umidità atmosferica.

Questo prodotto è oggi già in vendita sul mercato della Confederazione Elvetica. Ai fini alimentari i semi della canapa forniscono mangimi per uccelli, olio aromatico ottimo contro il colesterolo e per produrre proteine. In questi ultimi sessant’anni, la coltivazione è ostacolata dalla disinformazione e da un inutile proibizionismo ben orchestrato. La Spagna si è gettata verso questo business. Da noi in Italia è al bando e viene vista solo sotto il profilo stupefacente. Nei tempi in cui era permessa e libera nel nostro territorio nessuno si sognava di usarla a tali scopi ed è un vero peccato che tutte le qualità di questa pianta vadano oggi in Italia tutte proprio in fumo. In questo semplice opuscolo mi do licenza di fornire un tributo agli usi e tradizioni delle genti che ci hanno generato, con eventi e notizie in parte da me vissute da ragazzo quando la canapa era libera.

Altre conoscenze dagli informatori anziani acquisite nella ricerca spasmodica delle ultime attrezzature e telai ancora rimasti in Valgerola che ne hanno fatto la storia. Senza rimpianti per questo passato e, guardando oltre il consumo moderno della canapa da fumo, spero di trasmettere le capacità di quel mondo, nel cui l’interesse c’era per l’ambiente, per l’insieme nel lavoro che li legava, per i giovani nell’ascoltare e capire l’esperienza degli anziani, purtroppo perduta. Seguendo questi principi che ho potuto conoscere e conservo, sono certo che l’umanità da questa pianta da filo, non ha nulla da temere.

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