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Antico frantoio della Cösta




Casa della Cösta
A valle del paese di Sacco, fronteggiante la chiesetta di San Carlo (ora diroccata) sul versante della montagna di Bema, fino intorno al 1950 passava la vecchia strada che da Bema portava a Morbegno. I viandanti di passaggio erano le uniche fonti di comunicabilità visiva e sonora per gli abitanti di quel luogo. Vivere alla Cösta significa immergersi nella natura con un clima mite che in Valgerola non ha pari. Le colture quali uva, olive, castagne e canapa erano coltivate con ottimi frutti, essendo a soli 500 metri sul livello del mare, tanto che i terreni a terrazzo con muri a secco arrivavano fino al fondo valle. La costruzione e la stabilizzazione di un fuoco abitativo alla Cösta può avere riscontro nel periodo dopo le grandi alluvioni che si sono succedute nella pianura, il cambiamento dell'alveo del fiume Adda che ha fatto spopolare la vecchia "Mosergia" (Morbegno) essendo questo luogo divenuto inabitabile e paludoso. Le famiglie cercarono un rifugio più salubre in montagna. Si spiegherebbe la cura nella costruzione di mura e locali adatti a proprietari di una certa agiatezza e non di poveri contadini montanari. Gli antichi abitanti conoscitori delle tecniche per la lavorazione dell' olio d'oliva di noci e canapole ben sapevano dove commerciare i loro prodotti essendo a poca strada con gli abitanti di Morbegno e di tutta la pedemontana. Il nome "CÀ DEI CÖST" è stato dato solo ai nostri tempi. In origine era una sola casa, abitata presubimilmente fino alla metà del 17° secolo. La conformazione di questo edificio ed i locali che lo compongono dimostrano che fù costruito non per allevamento di animali quali mucche, capre ecc. ecc. ma bensì per lavorare e conservare prodotti agricoli già sopra menzionati; vino, olio d'oliva e di noci come lo attesta il frantoio di quell'epoca, riscoperto dagli scavi.
Più tardi con l'abbandono dovuto forse all'evoluzione del commercio, l'evento della patata, del granoturco e forse anche della peste che infettò intorno al 1620 che può aver minato la salute di questa famiglia provocandone l'abbandono abitativo. La multiproprietà che ne seguì portò a chiamare questo luogo case della Cösta. Rimane comunque al visitatore da ammirare sul muro esterno un bellissimo affresco di ottima mano che denota la cristianità degli antichi proprietari e lo si può datare verso la fine del 16° secolo. Interessante il particolare della mano che tocca il bambino che dimostra che originariamente l'affresco era di grandi dimensioni, probabilmente per lo scrostamento dell'immagine in un secondo tempo fù rimpicciolito creando una nicchia che incornicia la Madonna col bambino. Rimangono ora alla base della nicchia affrescata con disegni seicenteschi alcune sigle; GB. S F. F che potrebbero significarne il nome di una famiglia di Sacco che vi abitava a quel tempo, quale Giovan Battista S. famiglia Filipponi. Vi è un locale interessante con finiture di grande pregio e buon gusto collegato ad un balcone rivolto alla levata del sole. Le pareti sono tirate a malta fine, un bel camino per riscaldare l'ambiente, travi nel soffitto piallate con disegno binario scolpito. Da qui si passa ad una vasta cucina con grande camino e cappa sostenuta da ceppi di castagno infissi nel muro e nel soffitto sempre travi scolpite (questo manufatto non è più in loco). Sul retro dell'edificio è stato riscoperto il frantoio oleario e un mulino quattrocentesco che macinava i prodotti di questa fiorente famiglia. A quel tempo questa località era collegata da una strada pianeggiante che portava a Campione (Bona Lombarda) attraversando la Mughera prima delle frane. Esistono ancora le tracce dell'antico percorso. Questa strada a Campione si divideva; a valle attraversava la località "Tasser" fino a San Carlo, chiesa appartenente alla parrocchia di Sacco ad un passo da Morbegno. L'altra strada a monte scendeva verso Regoledo passando per "La Garmasa" ed un'altra pianeggiante proseguiva per Cosio. Da qui si deduce che il commercio della casa dei Cösta era agevolato dalla vicinanza delle agiate famiglie di Morbegno e della Pedemontana. L'unica carenza era l'acqua che era fornita da una cisterna tutt'ora esistente e da un pozzo nel bosco sottostante.Purtroppo in questa località il grillo ha smesso di cantare. Dove un tempo prati, campi e castagni secolari si fondevano fino al Bitto hanno lasciato lo spazio solo a rovi e boscaglie. Anche la famiglia fino intorno agli anni '60 sulla costa in riva alla Mughera coltivava una vigna con innesti di buona qualità e gradazione. Questo è dovuto alla confrmazione del terreno con gisch (bitume con capacità di trattenere l'acqua piovana) da qui le profonde radici della vite traevano la necessaria umidità. Un buon consiglio per chi volesse un giorno impiantare un vigneto in quelle località."


1. macina frantoio oleario
2. piano circolare - macina fissa delle olive e noci
3. camino quattrocentesco
4. travi soffitto
5. credenza con serratura
6. capriata per sostenere il tetto
7. scarico ad est della cucina
8. particolare della facciata in evidenza le travi che sostenevano il loggiato
9. la casa vista ad est
10. ingresso alla cantina
11. pietra lavorata con incavatura circolare, base di un torchio
12. pietra con foro che serviva per chiudere il catenaccio della cantina
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