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IL GRANO SARACENO

cresce spontaneo nell’area tra la Siberia e la Manciuria.è giunto in Italia nel 1600, dove si è affermato nelle vallate alpine per la grande penuria di cibo  che i contadini vivevano.

La semente di grano Saraceno era tanto importante che si poteva piantare come  seconda semina, dopo il frumento e  la segale nella pianura e, produttivo in tutta la provincia in miriadi di orticelli fino e oltre i mille metri di altitudine. Fu  grande sviluppo di coltura che sfamò generazioni dei  paesi di montagna facendo  diventare il cereale un  tipico prodotto  della Valtellina, dando origine a famosi  piatti tipici come i pizzoccheri.

 Da numerosi anni il consumo di questo cereale è coperto per il 100/100 dall’importazione soprattutto  dalla Cina,  Turchia , Polonia perché da noi il coltivato ha un costo superiore di coltura. 

.Ahimè: il grano Saraceno importato rimane troppo tempo nei silos di raccolta, poi nelle stive delle navi, e quando arriva da noi è sapido solo del condimento di  burro e dal  formaggio aggiunto.

Bisogna far presto recuperare per tempo la SEMENTE DI GRANO SARACENO COMUNE QUALITA’ VALTELLINA specie bene acclimatata e richiesta dalla cucina tradizionale Valtellinese prima di disperderla per sempre, bisogna  tornare a ripiantarlo almeno per mantenere la semente autoctona, prima che questo piatto così conclamato sia surclassato  per insipienza da altre cucine.

 

 IL GRANO SARACENO 

 Caratteri Botanici ed agronomici        

Le qualità:

 Grano

Saraceno comune

Grigioni (CH).

Fagopyrum Escolèntum

 

Sarrasin de Tartarie

Grand Saraceno Cinese

Fagopyrum Tartaricum.

 

Grano Saraceno Comune

Qualità Valtellina.

Peso di mille semi: 20/25  grammi

Modalità di semina: a file.

Ciclo colturale:: 70-90 giorni.

Semina:: luglio.

Dose di seme: 4/5 chili per mille metri

Densita di semina: 250/300 semi al metro quadro

Raccolta:: ottobre.

Resa colturale: da 1 a 1.5 quintali per mille metri.

Radici:: ridotte e superficiali.

Fiori: rosati carichi di nettare


DIALOGO FRA LA SEGALE E IL FURMENTUN     

‘L furmentùn l’ ghe diis a la sighel                        

pora tì sighel disgraziada,

che te stèè nov miis nella terascia.

E ti furmentùn furmentin

che te se lasset fa drèè tucc i pastrugnin.

 
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